Edoardo Purgatori dagli esordi in “Un medico in famiglia” al film e al teatro con Özpetek

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Edoardo Purgatori dagli esordi in “Un medico in famiglia” al film e al teatro con Özpetek

Edoardo Purgatori è un attore italiano che si sta ritagliando sempre più spazio all’interno del mondo dello spettacolo.

© Manuela Giusto

Ecco che cosa ci ha raccontato della sua carriera artistica tra serie tv, film, teatro e progetti futuri.

Quanto è difficile entrare a far parte del mondo della recitazione?

Il mestiere dell’attore è estremamente difficile e precario. Ci sono pochi posti di lavoro rispetto alla quantità di persone che fanno questo mestiere. Bisogna abituarsi a sentirsi dire di “no”. Inoltre non è un lavoro con una struttura canonica.

Ci sono tante storie di ragazzi che vengono scelti per fare un film, magari accompagnando un amico senza aver mai studiato prima.

A mio avviso, se si volesse intraprendere questa carriera, sconsiglio di farlo per cercare l’effimera fama.

Consiglio invece di studiare, e molto. Poi attraverso accademie e spettacoli ci sono dei modi per farsi vedere e notare dalle agenzie, dai casting e dai registi.

Penso sia necessaria una fervida passione. La carriera di un attore è come una maratona. Non è uno sprint. L’aspetto mentale e la resilienza sono doti fondamentali.

Sei giovane ma hai già alle spalle una carriera importante esplosa in tv con il ruolo di “Emiliano” all’interno di “Un Medico in Famiglia”. Qual è il tuo legame con quel personaggio? 

E’ il primo grande personaggio che ho interpretato in televisione.

E’ stato accolto molto bene dal pubblico ed è stato un bel biglietto da visita.

Nonostante sia cresciuto molto e ormai siano passati molti anni da quel ruolo, “Un Medico in Famiglia” mi ha permesso di imparare il mio mestiere, circondato da professionisti generosi e disponibili.

Sicuramente mi ha portato fortuna e sono grato di esserne stato parte.

Pensi che ormai quella serie di Rai Uno sia finita così?

C’erano stati dei tentativi da parte dei produttori, degli sceneggiatori e alcuni attori di provare a convincere la Rai a concludere questa serie con il finale che meritasse. Del resto è una delle serie più longeve e di successo della televisione italiana.

Si parlava di una grande reunion ma è un discorso di anni fa… La difficoltà sta proprio nel sapersi rinnovare trovando nuove storie da raccontare ma accontentando il pubblico affezionato ai personaggi. È un compito complesso.

Infatti, penso che le ultime stagioni abbiano un po’ forzato il racconto, in particolare quando scopriamo che Annuncia (Eleonora Cadeddu) non era la figlia di Gabriele Martini (Giulio Scarpati).

“La Dea Fortuna”, film di Özpetek, ha riscosso un grande successo, che cosa ti ha colpito del tuo ruolo?

Innanzitutto ci tengo a dire che è una fortuna lavorare con Ferzan per ben due volte. Al cinema con “La Dea Fortuna” e poi a teatro con “Mine Vaganti”.

La bellezza de “La Dea Fortuna” è proprio quella che per quanto si parli di una coppia gay in crisi, penso che dopo i primi 10-15 minuti del film la maggior parte del pubblico si scordi che siano due uomini e si appassioni semplicemente alla loro storia d’amore. La storia di una coppia che prova a risolvere i propri problemi con l’aiuto insolito di due bambini.

Il mio personaggio è l’elemento di passione e freschezza di un rapporto amoroso. Il film inizia con il mio matrimonio. E’ un un po’ il rovescio della medaglia rispetto ai personaggi interpretati da Edoardo Leo e Stefano Accorsi che, dopo anni, sono in una fase critica del loro rapporto.

© Manuela Giusto

Con Özpetek sei anche nel cast di “Mine Vaganti”, sua prima regia teatrale. Puoi raccontarci qualcosa? Qual è secondo te il miglior insegnamento che ne esce da questa messa in scena?

Nonostante sia un’operazione rischiosa, adattare un film di successo a teatro, Mine Vaganti è stato un grande successo di pubblico e di critica. Siamo tutti estremamente contenti e fieri, era una scommessa. L’abbiamo vinta.

A teatro hai la possibilità di stare con il regista e con il cast per delle settimane. Praticamente vivi insieme. Così si instaura un rapporto umano speciale ed un legame ancor più profondo. La bellezza di Ferzan è che nei suoi progetti ti fa sentire parte di una grande famiglia.

Quello che mi ha colpito di Ferzan, è il suo istinto naturale nello scegliere le persone con la pasta umana necessaria per creare il progetto che ha in mente.

Ci tiene che tutti si sentano coinvolti nel processo creativo. A noi attori dà tanta fiducia e la possibilità d’improvvisare e fare nostre proposte. Poi lo contraddistinguono grande generosità, sensibilità e un’ironia che mette tutti a proprio agio. Tanti preziosi insegnamenti.

Qual è il segreto per calarsi all’interno di un personaggio?

Non penso che esista un segreto. La bellezza di questo mestiere è la creatività che non ha regole. Le possibilità sono infinite. Agli esordi seguivo pedissequamente le linee guida dei miei insegnanti. Crescendo e maturando, ho mollato e mi sono permesso di sperimentare sempre strade diverse. Cerco una connessione profonda con il personaggio che vado ad interpretare, senza mai giudicarlo.

E’ importante trovare dei lati umani in quel ruolo e viceversa farsi influenzare da quello che il personaggio può offrire.

La bellezza sta nell’entrare nella pelle di un nuovo personaggio solo con una bussola, il testo, e l’immaginazione aperta per fare scoperte. Durante il processo mi faccio influenzare dal regista e dalle persone con cui lavoro.

Se dovessi scegliere un attore con il quale lavorare, che nomi faresti?

Al momento in Italia sicuramente Tommaso Ragno e Maurizio Lombardi, sono due attori che stimo tanto.

Direi anche Elio Germano e Kim Ross Stuart. Tra le attrici Jasmine Trinca e Pia Lanciotti.

In questi giorni davvero tristi per l’Italia stai allietando i tuoi fan attraverso dirette su Instagram dove leggi alcuni racconti di Ernest Hemingway. Perchè la tua scelta è ricaduta proprio su di lui?

Ho rotto il ghiaccio con Hemingway perché è uno scrittore che stimo moltissimo, è tra i miei preferiti.

La sua bravura nel portarti in luoghi come l’Africa o anche solo in un bar notturno possono alleviare quell’alienazione che un po’ tutti proviamo in questi giorni chiusi in casa. La sua capacità di creare atmosfere è incredibile.

Quanto è importante per te, la tua compagnia teatrale “La Forma dell’Acqua” e quale obiettivo sogni di raggiungere?

É la base della mia ricerca artistica.

Una compagnia teatrale ti permette di poter continuare a ricercare in un ambiente protetto e con una direzione chiara. Non si smette mai di imparare e farlo con delle persone che conoscono il tuo percorso artistico è un lusso.

Poi, negli anni, è meraviglioso poter condividere con il pubblico che ti segue affezionato, le scoperte che abbiamo fatto. L’artista cresce, matura e con lui il pubblico.

Personalmente trovo noioso e autoreferenziale sentire attori o artisti parlare della propria arte. Io la voglio vedere, sennò preferisco leggere un libro a casa.

“La Forma dell’Acqua” è un modo pratico per materializzare e attuare quelle che sono delle mie idee o delle mie sensazioni. In futuro vorrei farla crescere sempre di più, passare dal teatro, alla televisione e al cinema.

Desidero una crescita continua ed il raggiungimento di piazze sempre più importanti.

“Freaks Out” di Gabriele Mainetti è in uscita al cinema il prossimo ottobre, che ruolo interpreterai?

Il film è ambientato durante la seconda guerra mondiale, io interpreto un ruolo secondario.

Sono uno dei soldati nazisti che occupano Roma durante il rastrellamento degli ebrei al ghetto.

Puoi anticiparci qualcosa sui tuoi progetti futuri?

Momentaneamente è tutto fermo. Avevamo ancora un mese di tournée per l’Italia con “Mine Vaganti”, che speriamo di recuperare al più presto.

Probabilmente riprenderemo “Mine Vaganti” anche la prossima stagione in altre piazze ovvero Milano e Napoli. Poi, sicuramente visto il successo, torneremo anche a Roma.

Sto scrivendo anche nuovi progetti che spero di poter attuare nei prossimi anni. Tra questi anche un film.

Ovviamente ho fatto anche dei provini, quindi incrociamo le dita!

Laureata in Scienze della Comunicazione – Giornalista Pubblicista –
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Laureata in Scienze della Comunicazione – Giornalista Pubblicista –
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