Arriva l’annuncio, incredibile, disatteso, sconvolgente, attraverso la stampa di Lubiana e messaggi di cordoglio sui social di amici colleghi, della scomparsa di uno dei più grandi artisti del nostro tempo. Ci lascia il pioniere della fotografia polaroid, il padre della performance art, radicale, anarchico, cultore dell’estetica del corpo, il compagno di vita e di lavoro di Marina Abramović, Frank Uwe Laysiepen, in arte Ulay.
Ulay già da diversi anni combatteva la sua battaglia contro il cancro.
Aveva trasformato tutto in un progetto attraverso il quale ripercorrere la sua vita, incontrare persone a lui care per un addio. Il progetto, divenuto documentario ripercorre la malattia, l’amore, l’arte, la storia di questo personaggio moderno, attraverso video, interviste, fotografie dei suoi principali lavori.
Il suo nome è strettamente legato a Marina Abramović con cui ha un passato artistico molto forte.
Ricordiamo tra le altre la performance (1977) durata 17 ore nello Studio G7 di Bologna, in cui gli artisti legati da un cordone ombelicale atipico, i capelli, vengono fotografati ogni ora.
Una performance questa in cui si espone il loro progredire nella separazione interiore sebbene esteriormente restino sempre connessi.
Altra indimenticabile performance indubbiamente è Imponderalia (1977), realizzata sempre a Bologna nella galleria GAM in cui i nostri performer sperimentano la psicologia dell’individuo.
La nudità in questa rappresentazione provoca disagio, non agli artisti i quali trasferiscono al pubblico la scelta imbarazzante di voltare le spalle a uno dei due, e capire così quale, per il pubblico stesso, rappresenti più imbarazzante e avvolto nei tabù.
Questa scelta operata diventa parte della performance stessa di cui il pubblico diviene parte integrante.
Altra performance da ricordare è Death Itself, in cui i due univano le labbra e respiravano l’aria dell’altro fino a terminare l’ossigeno a disposizione. Dopo 17 minuti, la coppia cadeva a terra priva di sensi.
Passarono dodici anni di relazione artistica e amorosa la loro storia d’amore, anch’essa definita forma d’arte, non poteva non terminare con una indimenticabile performance.
Otto mesi di preparazione, 90 giorni di cammino, 2500 km percorsi, partendo da un capo all’altro della muraglia cinese e poi l’incontro.
Ulay che già aspettava un figlio da un’altra donna, e Marina si sono detti addio in quella che si pensava fosse la loro ultima performance..
Seguirono battaglie legali sui diritti delle opere realizzate insieme, in cui Marina uscì sconfitta, e silenzi tra i due tanto da far pensare che quell’addio fosse ormai definitivo.
Siamo nel 2010.
L’incontro, inatteso e commovente si svolge al MoMA di New York. Marina, impegnata in una sua peformance “The art is present” non riesce a trattenere lacrime e commozione alla vista di Ulay. Se alla fine allunga le mani verso di lui, per un commovente e intenso momento contornato da applausi da parte degli spettatori.
Ci chiediamo se non fossero sempre il loro modo di spettacolarizzare tutto, di rendere ogni cosa una nuova performance in cui mettersi costantemente alla prova, in cui sfidare i limiti dei sentimenti e della psicologia umana, quel voler a tutti costi mettere a nudo le emozioni…
“È con grande tristezza che apprendo oggi della scomparsa del mio amico e precedente partner Ulay. Era un magnifico artista e essere umano e mancherà moltissimo. Oggi è di grande conforto sapere che la sua arte e la sua eredità vivranno per sempre”. Commenta la morte del suo ex compagno.
Indubbiamente non potremo dimenticare mai come Marina e Ulay abbiano dato un senso alla Performance Art, all’amore, alla passione. Come disse Ulay stesso, “Ci sono così tanti incredibili aneddoti che la maggior parte della gente non conosce, e penso che valga la pena leggerli, sembreranno fiabe” .
Questo giorno porta via con sé definitivamente una parte di questa bellissima fiaba, un uomo che ha saputo emozionare milioni di spettatori, che ha scritto una pagina di storia non solo dell’arte.
Lo Stedelijk Museum di Amsterdam ha annunciato di recente una mostra in cui ne ripercorrerà il lavoro prima e dopo la sua collaborazione con Marina e che sarà inaugurata a novembre 2020.
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