Il video di “Deriva” è un’animazione con la tecnica dello stop-motion, una tecnica antichissima che nasce dall’esigenza di muovere i disegni.
L’incontro tra i Leda e l’artista e coreografo Davide Calvaresi, avviene per una collaborazione tra Davide e la frontwoman Serena Abrami, nei corti “I sogni di Carlotta”.
E’ proprio Carlotta ad essere la protagonista di questo videoclip, personaggio nato per caso durante una pandemia, da uno scarabocchio fatto al telefono.
-Ad un certo punto – dichiara Davide – Carlotta si è staccata dal foglio dove era stata disegnata, ha iniziato a camminare e poi a correre fuori velocissima. Questo viaggio inizia da un sogno, Carlotta vuole fuggire da tutto, ma in realtà non scappa da niente.
Davide Calvaresi giovane artista e coreografo marchigiano si laurea all’Accademia di belle arti di Carrara. Crea dispositivi visivi che attraversano diverse discipline, dalla videoart alla coreografia digitale.
Nel 2019 con il film “Olmo” vince il Globo d’Oro come miglior cortometraggio.
Con il corto “Save” nel 2018 riceve il primo premio per il concorso Tempo Limite a cura della Fondazione Cineteca Italiana di Milano e per il concorso Artigiani Digitali a cura di Toscana Filmmakers Festival.
Nel 2011 è tra gli assistenti alla regia nell’allestimento del nuovo lavoro di Antonio Latella “Don Giovanni a Cenarteco.”
Vince nel 2010 il Premio Nuove Sensibilità organizzato da Nuovo Teatro Nuovo, Teatro Pubblico Campano, insieme al Teatro Stabile delle Marche/Amat, Fondazione Teatro Piemonte Europa.
Dal 2005 dirige la compagnia 7-8 Chili con i quali cura la regia di “Buio”, “Ossi di seppia” e “Replay”, quest’ultimo finalista al Premio Equilibrio Roma 2013 e presente al 8°Festival Internazionale di Danza Contemporanea della Biennale di Venezia.
Ma chi è Leda? E come nasce questo gruppo?
Per noi, Serena Abrami ce lo racconta.
– Dopo il tour di “Di imperfezione”, il mio secondo album, volevo lavorare con musicisti fissi.
Quando promuovi un progetto con il tuo nome e cognome, è normale che i musicisti che ti circondano possano vedere l’impegno preso più da turnisti che da interni.
Nonostante abbia sempre fatto tutto più da gruppo che da solista e la mia stessa esperienza di cantautrice nasce da ragazzina in una band.
Così, insieme ad Enrico Vitali che già lavorava con me, ho chiamato Fabrizio Baioni e Mirko Fermani, musicisti per cui nutro una grande stima.
Ci siamo trovati in sala prove e in modo istintivo e naturale, abbiamo composto un album. –
Quando vedi Serena, spesso accanto c’è la sua chitarra, che è uno strumento “vivo”, come ci racconta, grazie al legno che lo compone.
E’ familiare, perché è stato sempre presente in casa dei suoi genitori. La mamma deve averle trasmesso questo amore già quando era nella pancia perché le ha fatto sempre ascoltare tanta musica ed oggi spesso canta e suona insieme a lei.
Con la chitarra, si accompagna o scrive delle idee, ma il suo strumento è la voce, in tutte le sue forme, non strettamente legata alla forma canzone.
– Con la voce, da anni mi muovo su territorio anche più sperimentali, teatrali e performativi. È sempre il principale veicoli delle mie emozioni. Il chitarrista vero della band è Enrico (Vitali). – ci dice .
Per i testi, i ragazzi si sono affidati allo scrittore Francesco Ferracuti.
– Ad ogni cambiamento dentro di noi ci troviamo di fronte ad una piccola morte ed una rinascita; diventiamo diversi da come eravamo. Questo ciclo è accompagnato dal dolore, è la condizione che definisce la vita. Tuttavia, per istinto, spesso ci rifiutiamo di cambiare per non soffrire, ma è inevitabile e resistere all’inevitabile, non accettandolo, mette ognuno di noi in enorme difficoltà. – afferma Francesco.
Il lavoro svolto era frutto quindi del mix di quattro persone che hanno così scelto di trovare un nome nuovo che rappresentasse quell’unione.
“Leda” è in onore della staffetta fanese Leda Antinori ed ha tanti rimandi sia in letteratura che in arte… un po’ come la loro musica, che non si etichetta in un genere preciso, ma ha un’identità multiforme data dall’unione di quattro percorsi diversi.
Quali sono dunque i progetti di Serena Abrami partendo da questo presente? E’ davvero alla Deriva?
– Stanno uscendo dei video on line in acustico per la rassegna “L’ appunTAMento” del Tam Festival.
Il futuro è incerto, dopo le vicissitudini di questo inizio anno. Stiamo vedendo in questi giorni una timida ripresa dei live.
Di sicuro, dopo l’estate, uscirà il video con Marino Severini (Gang), ospite in una nostra canzone, girato dal regista Giorgio Cingolani.
Questo video chiuderà la promozione di “Memorie dal futuro” (Il Piccio Records), il nostro album di debutto.
Nel frattempo, inizieremo a registrare i brani nuovi per il secondo lavoro che uscirà a fine anno. –
Per Serena la musica è il centro attorno al quale ha organizzato tutta la sua vita, senza della quale non sarebbe la stessa.
– Una canzone è una epifania improvvisa oppure è frutto di un lavoro certosino.
In ogni caso, è un’urgenza e sento ogni brano come un figlio. Spero che le mie impronte vocali registrate saranno tracce tangibili del passaggio sulla Terra ad ascoltatori futuri.
Fare musica è anche trasmettere un messaggio, prendere una posizione, non solo intrattenere. Vorrei che la mia musica arrivasse sempre a tutti libera, così come nasce. –
Nel suo percorso artistico ha avuto la fortuna di conoscere e cantare con grandi nomi della musica italiana come Max Gazzè, Ivano Fossati, Fiorella Mannoia, Simone Cristicchi ed altri. Cosa hanno lasciato questi artisti a Serena?
– I più grandi sono spesso i più umili.
Ho imparato tanto da artisti affermati, da come sono riusciti a non perdere l’equilibrio in un mondo complesso come quello del settore artistico.
Ivano, per la prima volta, mi ha fatto “sentire” l’importanza delle parole in studio di registrazione.
Le persone che più mi hanno arricchito, tuttavia, sono i musicisti con cui mi confronto quotidianamente. – ed è grande la stima che Serena nutre verso i ragazzi del suo gruppo. Ha un naturale istinto di protezione verso di loro che percepisci non solo attraverso le parole.
Ed è forse proprio grazie a rapporti di collaborazione così che nascono le cose più vere, come “Deriva” una canzone che parte da dentro. E che è racchiusa un po’ in tutti noi se la ascoltiamo, proprio così come dovremmo fare ascoltando noi stessi.
“ Morire e nascere di nuovo ad ogni cambiamento
Gettare via la vecchia pelle ed il vecchio tempo
Tu che pensi che un’esistenza sia vera solo se ti ferisce
Non vuoi cercare un modo migliore o una semplice ragione
Perché tu che sei in fuga da tutto per non scappare da niente”
“ Leda “
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