Paolo Manna bartender: il mio luogo santo il bar

Oggi per parlare di Cocktail e Cinema approdiamo (sempre figurativamente) a Napoli, dove ci attende il nostro Bartender del Donna Romita, Paolo Manna.

“Ognuno ha un luogo santo, un rifugio, dove il suo cuore è più puro, la mente più chiara, dove si sentono più vicino a Dio, all’amore o alla verità o qualunque cosa accada al culto. Nel bene o nel male il mio luogo santo è il bar.” Scriveva J.R. Moehringer, nel suo romanzo “Il tenero bar”.

Calza a pennello questa sua citazione. Indubbiamente per Paolo luogo di culto è il bancone del bar, dove svolge il suo lavoro ormai da 20 anni.

– Mi sono accostato a questo mondo con la curiosità. La passione è arrivata successivamente. Inizialmente era un modo per sostenermi agli studi. Col passare del tempo la mia voglia di saperne sempre di più mi ha fatto capire che sarebbe diventato una parte importante della mia vita. La stragrande maggioranza in effetti, sebbene con gli anni si impara ad autogestirsi- Ci racconta Paolo.

Oggi la sua paura più grande è non riuscire a dedicare abbastanza tempo alle persone che ama, ma è un bartender e questo è un lavoro che con il tempo diventa parte integrante del proprio essere.

Se chiedessi a Paolo chi è lui?

– Un barman- risponde sorridendo.

E non si accorge di quante cose ci racconta con due semplici parole.

Perché ci parla del suo carattere riservato, che non disdegna un po’ di solitudine in mezzo alla natura quando smette le vesti del barman, di quelli abituati ad ascoltare tanto e a parlare poco di sé.

Ci racconta di come la sua passione si alimenta nell’impegno che quotidianamente mette per trasmettere le sue competenze a chi si affaccia in questo mondo lavorativo.

Il mondo dei bartender si è evoluto negli anni, si studia molto di più rispetto a prima, si punta su prodotti sempre nuovi e su nuove tecniche. Essere barman significa adesso far parte di un mondo in continua evoluzione e creazione.

Per il progetto Cinema e Cocktail ha presentato “Jay” ispirato al personaggio del Grande Gatsby, dal romanzo di Francis Scott Fitzgerald.

Gatsby è un perdente. Perde tutto per giocarsi tutto: la donna che ama, la vita, l’anima…

Eppure perdendo forse è colui che più di tutti ha vinto perché ha vissuto in pieno la sua vita.

Il gin, compagno fedele di Jay Gatsby e protagonista dei suoi lussuosi party, proibito negli anni Venti, diventa emblematico per capire il filo conduttore che ha portato alla creazione di questo cocktail.

Questa trasposizione tra Jay e il Gin, tra verità e menzogna, tra il gentiluomo e il probabile criminale, tra ciò che è proibito e ciò che può essere comprato rappresenta il lato oscuro del sogno americano.

Un cocktail che racchiude la delicatezza e il sapore accattivante dei fiori di sambuco del liquore St. Germain ben miscelato con le note perfettamente bilanciate delle erbe e spezie che compongono il VII Hills Italian Dry Gin.

Vi proponiamo dunque la ricetta

INGREDIENTI:

5 cl VII Hills Italian Dry Gin
3 cl succo di limone fresco
1.5 cl zucchero aromatizzato al basilico homemade
2 cl liquore St.Germain

Bicchiere: Old Fashioned
Garnish: zest di limone con foglia di basilico

PREPARAZIONE:
Il cocktail si esegue con la tecnica shake e double strain. Raffreddare il bicchiere con del ghiaccio. Nel frattempo, versare tutti gli ingredienti in un tin e riempirlo con del ghiaccio. Shake e double strain. Guarnire con zest di limone con foglia di basilico.

La passione per i drink, il cinema e gli anni 20 lo ha portato fino a Los Angeles nel 2017 con il progetto o meglio il suo marchio emergente “Bloodyroska” al fashion trunk Apart in occasione della fashion week.