Morden Gore: tra arte, poetica e mistero, cosa significa essere writer.

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Morden Gore: tra arte, poetica e mistero, cosa significa essere writer.

Morden Gore è un writer che sente il bisogno di combattere con le sue armi il degrado sociale, mentale e politico e la deriva razzista che sta prendendo piede in Italia e che molti sottovalutano.

Sente la puzza del fascismo.

E allora prende i colori, e allora parla senza parlare, e allora crea…

“Morden Gore”, un nome particolare di cui abbiamo cercato di capire l’origine….

Proviene dal mondo dei graffiti e quando inizia a dipingere in strada verso la metà degli anni 90 (e ce lo dice con un tale rimpianto come se fosse chissà quanto vecchio sebbene non ne conosciamo l’età né la vera identità, o forse si ma non la sveleremo mai !!!).

– Scrivevo GORE a caratteri cubitali su muri e treni che mi capitavano a tiro. Mi piacevano le lettere, come stavano affiancate e come si legavano tra loro. Poi quando ho sentito la necessità di non fermarmi al semplice studio della lettera, ma di integrare il nome con qualcosa di figurativo che lanciasse un messaggio diverso dal “ci sono anch’io e faccio danno” ho aggiunto Morden, che è la pronuncia scritta di More Than (più di). – ricorda.

Morden Gore è convinto  che per fare arte debba esserci la spinta artistica, quella vera, quella che ti fa stare male, in ansia, se non la assecondi.

Spesso invece si accorge che l’ansia c’è, ma è una rincorsa, soprattutto nella street art, al disegno del momento.

Come un hashtag diventa popolare molti si affrettano e realizzano un disegno sul tema, anche se non fa parte della propria poetica, solo per dimostrare la propria sensibilità, il voler stare sul pezzo, l’impegno sociale, mentre sotto sotto in verità c’è solo ricerca di popolarità.

– E’ un po’ svilente per l’intero movimento. L’artista vero prevede quello che succederà, non arriva dopo. Con questo non voglio dire che io lo sono, voglio dire che tutti lo siamo, ma solo quando siamo onesti con noi stessi e solo quando sentiamo quella spinta, a volte inconsapevole, a produrre qualcosa che legga i segnali che ci arrivano, trasformandoli in visione del futuro. La naturalezza e l’inconscienza del gesto crea l’opera artistica, per lo meno nel mio caso. –

Lui si definisce un animale di strada. Lavorare in studio spesso diventa una forzatura, da fare solo per preparare lavori che farà in giro.

– Adoro integrare il pezzo all’architettura e al contesto sociale nel quale essa è immersa. Miscelando ambiente e architettura ottengo il risultato desiderato. Ogni disegno per me nasce e muore in quella determinata situazione, se è pensato lì e per qualche motivo il progetto muore, non riesco a riciclare il disegno da un’altra parte. –

Più che un messaggio, ciò che vuole creare con le sue opere è suscitare discussioni , lasciare una chiave di lettura interpretativa, in modo che le persone che vivono nella zona e fruiscono, volenti o nolenti dell’opera, si chiedano il senso e ne discutano.

Perché forse quello che più manca oggi è il riflettere, il sentire… Ma inteso come lasciarsi guidare dalle emozioni, vedere più che guardare, e farlo col cuore e non solo con gli occhi.

Come diceva il Piccolo Principe “ L’essenziale è invisibile agli occhi” e forse grazie alla street art a volte sebbene distratti da mille pensieri, guardando un murales, ci lasciamo attirare dai colori, dalle linee che si intrecciano e cerchiamo in fondo un po’ di noi in ciò che vediamo.

Perché l’arte non è solo di chi la crea, ma diventa anche un po’ di chi la guarda e in qualche modo ne fa un pezzetto sua.

– Oggi l’arte di strada è stata completamente sdoganata, è entrata da anni nei musei, addirittura vengono strappati muri e venduti. Siamo al paradosso. – ci dice Morden Gore.

– Dipingere per me è vita, niente mi dà le stesse emozioni. Credo che un’opera pubblica debba soddisfare prima di tutto una richiesta di leggibilità, in modo che l’osservatore, anche se non possiede gli strumenti giusti, non la accetti solo per gusto estetico, ma possa capirne il significato. Allo stesso modo c’è anche bisogno di un impegno da parte del passante, si deve instaurare una relazione tra l’opera d’arte e chi la osserva. –

Una grande forma comunicativa che non conosce barriere…

Una forma d’arte che se ci pensiamo, può essere compresa da tutti, perché non conosce i confini della lingua, del suono, basta chiudere per un secondo gli occhi e mettersi in ascolto…

Di sé stessi!

Ma quanto tempo richiede realizzare un’opera?

– Dipende, su piccolo formato posso lavorarci qualche ora, ma ho fatto lavori che sono durati un mese. Lavoro anche su commissione ma nel mio caso la creatività non viene mai limitata, non disegno nulla che non provenga da me.

Parlo con il cliente, ascolto le sue idee.

Se sono in linea con la mia poetica faccio un paio di proposte che lui sceglierà.

Se ciò che propongo non piace non scendo a compromessi. Anche per questo ho un lavoro “normale”, per non doverlo fare e mantenere pura questa parte della mia vita. –

Perché essere writers è un po’ come essere un poeta e non puoi dire a un poeta ciò che deve scrivere!!!

Ma come si diventa writers?

– Con una bomboletta, una felpa scura e l’attitudine. –

Eppure guardando le sue opere non sono del tutto sicura che basti… io trovo in ciò che vedo ci sia dietro un’anima, e voi?

Morden Gore

Creative Solutions

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meri desideri Administrator
Laureata in scienze della comunicazione. Redattrice, marketing manager, event planner, contatto: meridesideri@libero.it
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