“Se mi avessi chiesto cinque anni fa di parlare di Castelluccio ti avrei raccontato di un paese che stava per entrare sul tetto del mondo, il posto di cui gli italiani iniziavano ad accorgersi perché l’Italia è ricca di luoghi bellissimi a due passi da casa; ti avrei raccontato dell’orgoglio di chi ci vive, ti avrei raccontato la magia di questi luoghi che aspettavano solo di mostrarsi in tutto il loro splendore.” Le parole di Daniele Testa, ristoratore e scrittore Castellucciano racchiudono malinconia e speranza.
Castelluccio oggi è tutto questo e di più: Castelluccio è la forza di non morire, la voglia di rinascere e illuminarsi ancora dei mille colori della fioritura, la magia che si respira nelle terre della Sibilla, nelle storie fantasiose tramandate nei tempi, è il panorama mozzafiato bello da vedere in ogni periodo dell’anno.
Sono gli animali liberi al pascolo, la pace e il silenzio che sembrano sopiti sotto un manto di neve bianco in inverno ma che hanno semplicemente voglia di risorgere.
Sono i riflessi del sole che illuminano i fiori di luglio che sono l’anima dell’economia di questo paese e che ogni anno, anche dopo il terremoto sono tornati a brillare.
Qui la natura regala uno degli scenari più particolari forse d’ Europa, che offre la possibilità di fare trekking, escursioni, volo libero, sci e ogni altro genere di sport. Un luogo dove ti sembra di essere sospeso nel tempo, un luogo di calma che offre la possibilità di ritrovare se stessi.
Castelluccio oggi però non vive, perché dopo il terremoto del 2016 ha visto il paese spopolarsi, e tutti quelli che vivevano e lavoravano lì si sono dovuti trovare una soluzione diversa, principalmente verso Norcia.
C’è chi si è lasciato morire lontano da casa, chi si è trovato spaesato, senza punti di riferimento, chi ha gli occhi spenti perché con l’avanzare dell’età teme di non poter rivedere più in piedi la propria casa frutto di sacrifici di una vita e chi come Daniele Testa, che si è raccontato a noi, ha voglia di vivere a pieno le proprie radici, le proprie tradizioni e ha deciso di restare e lottare per contribuire a ridargli il suo splendore.
“Il terremoto ha cambiato le persone e le situazioni inevitabilmente, ha fatto riflettere su ciò che è il senso della vita, sull’importanza del tempo e il suo popolo, da sempre tenace e orgoglioso, ha deciso così di rialzare la testa.” Ci spiega.
Qui ci sono persone che hanno voglia di raccontare ancora le proprie tradizioni, di collezionare nuovi ricordi legati a posti fiabeschi che possono rinascere solo attraverso la forza, il coraggio e la voglia di non mollare.
La ricostruzione è lenta, ma l’aria che si respira ammirando le prime luci dell’alba non è mai cambiata, come neppure quel senso di libertà e di appartenenza alla terra che possiamo provare mettendo piede qui, in una gelida mattina d’inverno ma dove il panorama ti riscalda il cuore.
Il turismo e l’agricoltura sono le principali fonti di economia ed è con esse che si cerca di ripartire.
Sebbene siamo su un piccolo gioiello ferito nell’alto dei Sibillini qui possiamo trovare oggi quattro strutture ricettive, otto- nove ristoranti e alcuni piccoli negozietti di prodotti tipici e souvenir. Il bello di Castelluccio in fondo è stato sempre questo, non permettere alla cementificazione di invadere troppo il paese, lasciare che qui si possa trovare un luogo dove il tempo sembra essersi fermato, dove la vita frenetica non arriva, dove la semplicità è la chiave della sua bellezza.
Un luogo, che per chi ama la natura indubbiamente deve essere considerata meta.
Castelluccio deve e vuole ripartire da qui: ritornare a dare l’opportunità a chi vuole ammirare la semplicità della vita, la sua vera essenza. Un luogo stregato, un luogo chiamato casa da chiunque ci passa almeno una volta nella vita.
-Daniele, perché resti? – Chiediamo
-Tu lasceresti un posto così? Tu lasceresti il cuore? – risponde semplicemente…
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