Ultimamente si sente parlare spesso di Medicina Funzionale.
Si tratta di un nuovo approccio che considera il corpo come un sistema unico e non scomposto in pezzi “da sistemare”.
Secondo questa visione esiste una “Old Way” e una “New Way” nel mettere in atto modificazioni durature nei propri stili di vita.
L’Old Way è supporre che le informazioni che ci vengono fornite e la forza di volontà siano sufficienti per sostenere comportamenti sani ma soprattutto in grado di mantenersi nel tempo nelle nostre scelte quotidiane.
Consideriamo ad esempio la perdita di peso.
L’idea è che se qualcuno capisce, grazie alle informazioni che riceve, quanto sia malsano essere in sovrappeso, tutto ciò che dovrebbe fare per evitarlo è impegnarsi a seguire un programma per la perdita di peso.
Eppure sappiamo che questo non è sempre vero.
Spesso accade che alla fine di una dieta, se si è semplicemente seguito un piano alimentare senza modificare il proprio atteggiamento nei confronti del cibo, purtroppo buona parte delle persone non riuscirà a mantenere i benefici ottenuti.
Molti addirittura guadagneranno ancora più peso di quanto abbiano perso.
Questo nasce in realtà dal fatto che seguire una corretto stile alimentare non è correlato esclusivamente al concetto di “ago della bilancia”.
Stessa cosa vale per l’esercizio fisico.
Praticamente tutti sanno che si tratta di una pratica essenziale per la salute. Tuttavia, secondo l’American Fitness Industry, la stragrande maggioranza delle persone che si iscrivono in palestra a gennaio, smettono di andarci dopo sei mesi.
La soluzione della Old Way a questo problema è quella di fornire sempre più informazioni alle persone e/o biasimarle per colpa della loro mancanza di forza di volontà.
E come ha funzionato questa strategia?
Purtroppo ha per buona parte fallito. Secondo alcune stime americane, solo una piccola percentuale di popolazione si impegna costantemente nei primi cinque comportamenti salutari: mantenere un peso adatto, non fumare, non bere eccessivamente, fare attività fisica adeguata e dormire a sufficienza. E in Italia purtroppo la situazione non è molto diversa.
Quindi, se l’Old Way non è efficace, qual è la New Way?
La New Way inizia con la comprensione che il principale fattore di scelte di vita poco salutari non è una mancanza di forza di volontà, ma una discrepanza che viene a crearsi tra i nostri geni e l’ambiente che ci circonda, una discrepanza in grado di modificare la fisiologia del nostro sistema corpo. Questa è quella che viene chiamata epigenetica, una nuova area di studio che ha introdotto una vera e propria “Rivoluzione Copernicana” in ambito biologico.
Ma torniamo ai due esempi sopra.
Per quanto riguarda la dieta e la perdita di peso, gli esseri umani sono programmati biologicamente per cercare cibi ricchi di calorie. Questo ci ha protetto nell’ambiente naturale in cui ci siamo evoluti, in quanto quell’ambiente è stato caratterizzato da lunghi periodi di scarsità di cibo. I nostri antenati che hanno avuto più successo nell’ottenere e immagazzinare queste calorie in eccesso sono quelli che sono sopravvissuti e ci hanno trasmesso i loro geni.
Ma questa programmazione biologica che ci ha aiutato nell’era paleolitica si ritorce contro di noi oggi, in un mondo in cui la quantità e la tipologia di cibo sono praticamente illimitate e ogni cosa può essere consegnata alla nostra porta semplicemente cliccando su uno schermo. L’abbondanza di cibo quindi costituisce un grande problema della nostra società.
Un qualcosa di simile avviene anche con l’esercizio e l’attività fisica. Nel nostro ambiente ancestrale, abbiamo dovuto spendere molta energia solo per sopravvivere: caccia, raccolta, costruzione di rifugi e lotta per il territorio. Ogni volta che non stavamo facendo nessuna di queste cose, era importante per noi riposare e conservare l’energia, in modo da averla quando ne avevamo bisogno per sopravvivere.
In altre parole, siamo cablati per conservare energia quando la nostra vita non è in pericolo, ecco perché nella nostra era facciamo tanta fatica a dedicare parte del nostro tempo all’esercizio fisico.
In questa nuova visione, comprendiamo quindi come la nostra programmazione biologica sia in grado di influenzare le nostre scelte. Sappiamo che se non riusciamo a modificare un comportamento o uno stile di vita, non è perché c’è qualcosa di sbagliato in noi che ci rende deboli e pigri.
Al contrario, i nostri corpi stanno rispondendo agli stimoli dell’ambiente esattamente nel modo in cui sono stati progettati.
Questo non vuol dire che non siamo responsabili delle nostre scelte come individui.
Nella maggior parte dei casi, se vogliamo avere successo dobbiamo andare oltre il concetto di mera informazione e forza di volontà.
Bisogna superare in astuzia l’evoluzione sfruttando strategie, che finalmente iniziano a consolidarsi anche in ambito di ricerca, per innescare cambiamenti duraturi nelle nostre scelte quotidiane.
Alessandra Di Domenico
biologa, osteopata e fisioterapista
info@osteopatadidomenico.it
Comment here