Atmosfera da club che porta ad immaginare un palco retroilluminato, piccolo, ma confortevole. Il brusio in sala, ambiente rilassato, luci soffuse. Nessuno che grida, giusto qualche cappellino eccentrico, qualche gonna vintage, una bionda al bancone con le scarpette rosse. I musicisti che salgono alla spicciolata, un segno di intesa e via, si parte.
Il ritmo, i suoni, sembra tutto un po’ datato, ma lo svolgimento del tema musicale è limpido, le armonizzazioni complete. In questo singolo, intitolato “The sound of light”, Helmet Project sembra aver profuso anni di studio diligente e una bella dose di coinvolgimento emotivo. La parete di led ci fa distinguere le sagome dei musicisti, ma non il volto. Non i tendini tesi del bassista, non il sudore del batterista, non lo sforzo del sassofonista nel soffiare abilmente l’assolo. Tutto suona un po’ algido, estremamente preciso, forse un po’ troppo campionato, ma il risultato è fluido e strabiliante.
Ci si immerge in un fluire di note attentamente contabilizzato ed il risultato generale è lontanissimo dall’effetto “cassetta didattica” che molte volte si rischia di raggiungere in assenza di un vero afflato artistico. Dietro questo “progetto” pare si nasconda un giovanissimo e talentuoso musicista siciliano.
Il brano è la seconda traccia di quello che sarà l’Ep dal titolo “Quarantine mood”, in uscita prossimamente per Isulafactory. Un disco piccolo, ma che cerca di ridisegnare i confini del jazz e forse ce ne darà una nuova declinazione. Con un po’ di spregiudicatezza e sana incoscienza, il nostro “Helmet”, arriva a definirlo “NuJazz”, indicando una sorta di crossover tra jazz, swing, lounge e scenari pop contemporanei. Il risultato è comunque una bella alchimia. Un lavoro assolutamente ben fatto, netto, ben confezionato. Persino la ragazza con le scarpette rosse ne è rimasta affascinata e, dal bancone, guarda ora il leader della band con aria ammiccante. Pare un buon segno….
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