“Ma mi piace scoprire continuamente cose nuove” secondo Demiurgo –  è uscito il suo brano “Lifecycles Live”

Evrapress Magazine

Attualità, Moda, Eventi, Sport nel mondo

MusicNews

“Ma mi piace scoprire continuamente cose nuove” secondo Demiurgo – è uscito il suo brano “Lifecycles Live”

Il musicista elettronico Demiurgo ha appena rilasciato il suo ultimo singolo, “Lifecycles Live”. Registrato in una sessione in diretta in studio, questo brano strumentale offre un’atmosfera evocativa ideale per chi cerca una “colonna sonora per l’immaginazione”.

YouTube video: https://youtu.be/5b9uP1KKTdU

Il tuo brano “Lifecycles Live” è stato eseguito senza DAW. Ti piace improvvisare in genere? 

In genere mi piace costruire dei brani molto pensati, a volte addirittura “cerebrali”. Questo sembra non lasciare spazio molto all’improvvisazione, ma in realtà non è così. Per me l’improvvisazione è importante già in una fase preliminare, quando si compone un brano. Dall’improvvisazione nascono le idee migliori. Spesso registro le mie improvvisazioni per trasformale successivamente in brani completi. Poi nell’esecuzione live c’è sempre un ampio margine di improvvisazione che permette di esprimere l’ispirazione del momento e arricchire quindi l’esperienza di ascolto.

A cosa è dovuta la scelta di non utilizzare il DAW? Tra l’analogico e il digitale quale strada preferisci? 

Realizzare la musica con l’ausilio di un PC dà molti vantaggi, soprattutto la vastità di soluzioni integrate che il mondo delle DAW offre, ed è un mondo dove io mi trovo a mio agio da molti anni. Ho creato però un piccolo setup DAWless perché una relazione più diretta con gli strumenti e la manipolazione sonora dà dei risultati più espressivi che possono raggiungere in modo efficace l’ascoltatore. Inoltre, nel mio caso come in generale, uscire dalle proprie “comfort zone” è sempre un bene – in questo modo si è obbligati a esplorare nuove possibilità, trovare soluzioni creative. Tra l’analogico e il digitale preferisco… la strada ibrida. Non credo che una tecnologia sia migliore dell’altra, entrambe hanno dei vantaggi: un suono più instabile quindi più interessante è tipo del mondo analogico, ad esempio, mentre una maggior polifonia e capacità di elaborazione sonora sono garantiti nella sfera digitale. Quando i due mondi collidono si hanno i risultati migliori e più originali, secondo me.

Quali sono gli strumenti di cui ti avvali, modulari e non? Parlaci della tua strumentazione…

In questo brano ho utilizzato esclusivamente sintetizzatori controllati via midi, questo vuol dire che tutti i suoni sono generati dagli strumenti nel momento in cui ricevono le note dalla tastiera o dal sequencer. Questo permette la massima possibilità di manipolazione in tempo reale, e ogni esecuzione è diversa dall’altra. I principali strumenti che ho utilizzato sono un Polyend/Dreadbox Medusa (che è uno strumento ibrido analogico + digitale), l’Elektron Model:Cycles che ha dei suoni digitali FM, e l’italiana Uno Synth Pro di IK Multimedia che è invece un synth analogico. Per la parte drum uso una PO-32, piccolissimo e sorprendente device di Teenage Enginnering e Sonic Charge specializzato nella sintesi di suoni percussivi, che dà un’impronta timbrica distintiva al brano.

Com’è nata la passione per il mondo della musica elettronica, nello specifico dell’analogico sperimentale/modulare? 

È nata quando da ragazzino ho iniziato ad ascoltare musica dei Kraftwerk, Klaus Schulze, Vangelis, Kitaro, Jean Michel Jarre, Suzanne Ciani, Constance Demby, Tom Brennan, Steve Roach… e altri storici nomi dell’elettronica, della new age elettronica e dell’ambient. Con alcuni miei amici tra cui Frankie&RikiAbi con cui collaboro tutt’ora, abbiamo iniziato a realizzare nostri brani: la strumentazione era poca, ma le idee tante. Diciamo che ci siamo fatti le ossa in un’epoca dove si lavorava per forza di cose senza PC. Ho sempre ascoltato e ascolto molti altri generi, però è l’elettronica che regala quel fascino ineguagliabile dato dalla costruzione del suono da zero. Con i sintetizzatori si può partire da una semplice oscillazione per creare qualcosa di nuovo, inedito, minimale o anche infinitamente complesso, ed è questo che mi affascina maggiormente. Adoro creare una grande quantità di suoni, riprenderli, perfezionarli, alterarli e a volte persino distruggerli. Per questo il mio uso del modulare è limitato ad alcuni semi-modulari – preferisco avere la possibilità richiamare velocemente i suoni che ho creato in precedenza. Ma è questo che adoro della musica elettronica: poter agire sulle radici più profonde della generazione sonora.

Quali sono i tuoi punti di riferimento nello scenario musicale?

Le radici stilistiche del progetto Demiurgo sono nell’elettronica tradizionale e nell’ambient, nel rock progressivo e nelle colonne sonore di film e videogiochi, e un po’ anche nella musica barocca data dalla mia iniziale formazione organistica. Ma mi piace scoprire continuamente cose nuove. Tra gli artisti che ascolto di più recentemente nominerei Grand River, Caterina Barbieri, Pluhm, D.In.Ge.Cc.O, Abul Mogard/Guido Zen (e fin qui ho nominato solo artisti italiani), poi Solar Fields, Amon Tobin, Tom Brennan… Anche se musicalmente sono piuttosto distante da molti di loro, trovo in questi artisti (e non solo) una grandissima ispirazione.

Redazione Author
Sorry! The Author has not filled his profile.
×
Redazione Author
Sorry! The Author has not filled his profile.
Latest Posts

Comment here

instagram default popup image round
Follow Me
502k 100k 3 month ago
Share