Gli amanti delle distorsioni sul basso avranno di che gioire. Nel nuovo singolo dei Love Gost, l’incipit perfettamente centrato, ne è impregnato come lo stoppino di una molotov. Il tutto pare doverci deflagrare in faccia da un momento all’altro, ma Ryan Stevens (il bassista della band) sa bene come controllare le frequenze più “scabrose” e il tutto si regge in equilibrio sul filo della controllatissima lama con cui ci accarezza.
La produzione è eccellente, forse la migliore delle ultime ascoltate di recente. Gli alchimisti Daniel Gallardo (batterista e produttore della band) e Jordan Criddle (a cui è stato affidato mixaggio e mastering) sanno bene come trattare la voce di Finnegan Bell, scegliendo di doppiarla con una voce intonata un’ottava più alta. Il risultato è semplicemente esaltante e le aperture sui ritornelli ingolosiscono come fossero Nutella spalmata su un palo di stripteaser. Tutto è fatto in maniera semplice, naturale.
Come in una funzione matematica i synth si vanno sommando esponenzialmente: un suono, due suoni, cinque suoni… le parole si stratificano come le coperte di una notte di Natale in uno chalet di montagna. Il freddo man mano sparisce. Daniel Gallardo apre sui piatti e fuori fa giorno. I fantasmi cadono uno ad uno, crollando sul pavimento come biancheria intima felice di essere lanciata via. A svettare rimane la seconda voce che sul finale si prende la scena. Bukowsky si siede al nostro tavolino e paga per tutti. La sua faccia butterata mi guarda interrogativa: “Quante stelle questa volta, Max?” “Dieci su dieci, Charles… Dieci su dieci”. Un sorriso. Un ultimo brindisi: “Alla nostra!”
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