La città del sole di Teo gfo e le molte facce della musica d’autore

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La città del sole di Teo gfo e le molte facce della musica d’autore

Nel corso del 2022 abbiamo imparato a conoscere Teo Gfo in profondità e ciò è avvenuto per i suoni singoli e per i suoi videoclip: Matrioska, Fiori, Gente che corre, Lacrime, Baby, La città del sole, il colore mancante e dal sottosuolo sono comparsi sulle migliori piattaforme di audio-streaming, raggiungendo un buon numero di ascolti e colpendo gli ascoltatori per schiettezza, semplicità e libertà espressiva, unite sempre in una musica diretta, in un linguaggio preciso, che spara in faccia verità senza mezzi termini. Ma l’autore aveva delle idee precise e fin dall’inizio ha avuto per la mente l’idea di un concept album che parlasse di un viaggio di rinascita, dall’oscurità alla gioia. Ecco, finalmente, la pubblicazione dell’album di esordio, La città del sole: seppur il titolo sembra alludere alla mitica Solaria, città utopica e socialista immaginata dal filosofo Tommaso Campanella, Teo preferisce alludere ad un’utopia di gioia e libertà, creando la colonna sonora per questo felice cammino. Ma andiamo con ordine.

Il colore mancante presenta un fingerpicking di chitarra che si muove su pochi accordi, con lievi percussioni e perfino una slide guitar. Il testo è lunghissimo, quanto poetico, condito spesso di metafore sorprendenti ed efficaci. La vocalità, tra cantautorato, trap e indie ci conferma quanto sia importante per questo autore il linguaggio. Baby è una malinconica ballad accompagnata dal piano. La nostalgia si esprime attraverso una vocalità tra trap e hip hop. Una batteria elettronica, un synth scandiscono l’incedere di questo brano. Nel finale si può ascoltare anche la chitarra acustica. In Fiori, pezzo “alla francese”, la fisarmonica iniziale accompagna un testo ricco di spontaneità, che mette in risalto il gesto del donare fiori come espressione di affetto. In fondo, il gesto del donare è un gesto semplice, così come semplici sono i fiori. Tale messaggio è affidato a chitarra, fisarmonica e a leggerissime percussioni, strumenti ideali per poter trasmettere l’idea di convivialità insita in una poetica di questo tipo. Nella seconda parte del brano afferma che donerà fiori ad una donna amata, anche se saranno ormai anziani.

Matrioska è uno scanzonato brano sostenuto da un synth psichedelico e una chitarra. Purtroppo l’allontanamento delle persone è un fenomeno del tutto naturale e non si può far nulla per fermarlo. Anche per questo il brano non è assolutamente cupo. Gente che corre è una ballad condita di un approccio vocale tra cantautorato e trap. Pochi accordi, qualche volta accompagnati dal “clap” molto anni 80, ritmo a tratti latineggiante, assolo di sax nel finale. Ma a condire il tutto sicuramente non può mancare il testo sorprendente: l’autore gioca con le parole, realizza versi lunghissimi e versi brevissimi, forzando ritmo e velocità, crea onomatopee, usa anglicismi, attraverso un gioco linguistico ironico.

Lacrime è una canzone struggente affidata alla chitarra e alla voce. Molto interessante l’ingresso della fisarmonica nel finale. In Dal sottosuolo il messaggio è vincolato mediante suoni etnici e nel ritornello è presente un tema affidato alla tromba, che suona in modo molto sudamericano. Originale è la presenza di un chorus tutto strumentale, preceduto dal bridge cantato. L’effetto è davvero molto esotico. Qua e là compaiono brevi frasi di chitarra elettrica. La voce con autotune è sempre sostenuta dalla chitarra acustica. Pensami continua sulla scia etnica del brano precedente. L’inizio è affidato al sassofono. A momenti suona un po’ come Hotel California, ma nel ritornello compare anche la tromba.

In Apapachame ( dal portoghese “portami via”) l’intro tra il prog-rock e De André. Il brano è interessantissimo, molto particolare nel contesto del disco, mistico e folkloristico allo stesso tempo. In Ognuno per le sue atmosfere esotiche si uniscono alla psichedelia. La chitarra elettrica ha lo stesso suono di quella di Carlos Santana. Molto interessante il ritornello, che suona benissimo grazie alla progressione di chitarra. La title track è una ballad progressive e sognante, affidata a piano e flauto. Il brano parla dell’opposizione tra un “mondo assurdo” e la suddetta Città del Sole, autentica età dell’oro di pace, amore e semplicità. Ritorno all’essenza, brano più elettronico del disco, Teo Gfo ritorna sul concetto di città del Sole, ma lo fa in modo attraverso trap, nel silenzio degli strumenti musicali: solo quale synth qua e là.

Così il cantuatore si congeda, con la consapevolezza che i valori da trasmettere sono quelli essenziali, e non poteva scegliere un brano migliore per chiudere il disco

L’arrangiamento di molti brani è opera di Marco Taurisano, il master è di Carmelo Avanzato. La tromba è suonata da Edoardo Impedovo, il sax da Olimpio Riccardi.

Dopo l’ascolto del disco possiamo osservare che i presupposti, per una carriera piena di originalità, ci sono tutti. Aspettiamo di capire in che direzione andrà la successiva produzione di Teo, ma per il momento non possiamo non manifestare la nostra piena e cospicua soddisfazione per un prodotto originale e ben arrangiato.

Link streaming su Youtube: https://www.youtube.com/watch?v=3YWiRF-eOZA&list=PL7xSPDzCSsW3dIBiE9WBgIJM1GD2FXM1N

Per ascoltare i brani separati su Spotify:
https://open.spotify.com/artist/1yIUJ3EHvFa6gxw9UnLT2j

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