Nel pensiero dei popoli antichi del bacino del Mediterraneo i peli costituivano un simbolo della floridezza e della vitalità dell’uomo. 
I peli non sono una parte del corpo con cui l’uomo diventa attivo, essi crescono continuamente, secondo la credenza antica, addirittura per un periodo dopo la morte.
Vale soprattutto per capelli e barba.
Se nei capelli, per il significato loro attribuito, risiede l’energia vitale, essi diventano di conseguenza un oggetto simbolo di particolare importanza.
L’uomo dedica ad essi tutte le sue cure e la sua attenzione.
Ma vediamo nello specifico alcuni aspetti significanti.
Colui a cui cadono i capelli sente la sua vitalità minacciata dalla vecchiaia, dalle malattie.
Pigliare un uomo per i capelli significa, simbolicamente, sottometterlo.
Quando ad esempio, il faraone sconfiggeva un nemico, era usanza prenderlo per il ciuffo.
Un uomo a cui, contro la sua volontà, vengano tolti i capelli assume il significato d’impotenza e di perdita di libertà.
La rinuncia volontaria ai capelli è invece un gesto di abnegazione.
I sacerdoti egiziani si radavano i capelli e la barba in segno della loro sottomissione alla divinità.
Diversi miti ci tramandano l’idea della forza che risiede nei capelli, Sansone è il più famoso.
Finché l’eroe ha i suoi capelli è potente e forte, la loro perdita causa debolezza e schiavitù.
Solamente quando la sua chioma cresce di nuovo Sansone ritrova forza e potenza.
La calvizie, l’incanutimento e la caduta dei capelli sono pertanto tutti fenomeni valutati negativamente e l’uomo si adopera per affrontare con mezzi diversi questi segni visibili.
L’ importanza di una persona, la dignità e lo status sociale nella storia erano riconoscibili dalle diverse lunghezze dei propri capelli.
I nati liberi, i nobili, i guerrieri, le divinità lii avevano lunghi.
La chioma corta è tipica particolarmente nelle culture greca e romana, degli schiavi, i servi, i lavoratori, ai quali essa si adatta già per ragioni igieniche.
Esistevano anche dei sacrifici offerti agli dei.
Il sacrificante in questo modo si abbandonava al suo potere, per ottenere protezione contro l’influsso dei demoni e di altre potenze maligne.
La crudeltà del sacrificio di vedove e di schiavi sulla tomba del morto e l’uccisione di uomini in onore del proprio Dio venivano sostituiti dall’offerta dei capelli come atto rituale.
Anche nella penitenza e nel lutto la chioma assumeva una funzione di sostituto.
Da ciò deriva presso gli Egiziani il ricciolo triplice come simbolo grafico del lutto.
Lo stesso vale nel sortilegio amoroso.
Il possesso dei capelli della persona prescelta bastava a tenerla nel proprio potere.
Anche alle origini del Cristianesimo la chioma rappresenta l’uomo nella sua interezza.
Ai bambini battezzati venivano tagliati i capelli e posti sull’altare come segno di consacrazione al crocifisso, come accade anche per i monaci nella tonsura.
Come cambiano dunque la moda?
Le acconciature degli uomini, delle donne e dei bambini possono mutare nel giro di pochi anni, come anche rimanere immutate per intere generazioni.
Per l’uomo antico il concetto di moda riguarda in prima linea la foggia dei capelli e della barba.
Essa è sottoposta a molte più variazioni, cambiamenti e nuove creazioni rispetto l’abbigliamento.
Le vesti degli antichi rimangono per secoli invariati.
La moda degli abiti varia sostanzialmente solo riguardo al volume della stoffa, al drappeggio, alla lunghezza o agli ornamenti.
La mutevolezza della moda delle pettinature invece è illustrata dalla parola del poeta romano Ovidio: ”Non posso riferire il numero delle diverse fogge, ma ogni giorno si aggiunge al vecchio qualcosa di nuovo.”
author:
naturopata tricologo
e mail: emanuel.vecchioli@gmail.com
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