Non conta se questo brano ci piaccia o meno. Non conta se ci convincono i suoni o la stessa band. L’importante è capire quanto questa canzone, “ChatGPT” dei The Fottutissimi, fosse necessaria ed importante in questo momento per stigmatizzare uno stato d’animo collettivo che sta coinvolgendo (e sempre più coinvolgerà) addetti ai lavori, semplici utenti/fruitori della musica e società in generale.
Non una hit generazionale, non una hit schiettamente di denuncia, ma una semplice fotografia dell’istante che precederà una profondissima rivoluzione. Questa canzone è da intendersi come una soglia, uno Stargate. C’è un prima e c’è un dopo. L’istante prima che se ne parlasse, la società era una cosa vera, reale. Dove c’erano i musicisti che suonavano, che facevano canzoni con cui esorcizzare le proprie contraddizioni, i propri dolori, o esaltare un sentimento fino al parossismo, o al ridicolo. Nell’istante dopo c’è “ChatGPT”, l’interfaccia a cui noi tutti affideremo (a breve) la nostra vita, le nostre scelte, filtrandole grazie ad un’intelligenza artificiale sempre più intelligente, fino alla possibilità di non poter commettere errori, di non metterci più alla chitarra per poterli cantare, magari perfino per costruire una brutta canzone (non è questo il caso, ma chi di noi non ne ha scritta almeno una!)
I The Fottutissimi sono stati i primi ad avere la visione di cosa sarà il prossimo futuro. Ad avere la visione netta e lucida di cosa sarà, a breve, un frame di quotidianità.
Un po’ come successe ai Misturafina (band che si ispirava ai più fortunati Velvet), che nei primissimi anni del 2000, nella loro “Per un altro bacio”, cantavano di quanto problematica sarebbe stata la condizione di avere il telefonino scarico nella vita di tutti i giorni.
I The Fottutissimi hanno questo grandissimo merito. Essere arrivati per primi al “filone d’oro”. Sono più rock, lo fanno in maniera più seriosa della band che impazzava nelle radio agli inizi del millennio, ma la genialata di carpire il momento è la stessa.
Lo fanno con un bellissimo video in cui un dinosauro gonfiabile sembra rappresentarci tutti. Goffi, scoordinati, eccessivi e caricaturali fino a che, nel finale, non ci spogliamo di tutte le stupide sovrastrutture che crediamo necessarie e ci concediamo, di nuovo meravigliosamente ad essere umani, con un bel tuffo a’ mare.
Altra nota di grandissimo merito è il leggero effetto “vocoder” scelto per la strofa, un rimando agli artisti di inizi ‘80. Anni in cui i vari Rockets, Alberto Camerini e tantissimi altri con quell’effetto volevano evocare l’idea di voci robotiche e quindi di futuro. Farlo oggi, in cui abbiamo capito benissimo che le voci artificiali non suoneranno affatto così, potrebbe apparirci vagamente naif ed invece, in questo brano, è stato usato con grande gusto e la bella voce di Mattia Priori ne esce persino rafforzata.
Insomma, un bel sigle-shot questa “ChatGPT”, a cui ora, speriamo, possa fare seguito un album completo che confermi quanto la band stia facendo bene da quando si è rimessa in carreggiata dopo un lungo periodo di inattività. “One shot, one opportunity” cantava Eminem… speriamo che sia di buon augurio per una bella ribalta.
Link video: https://www.youtube.com/watch?v=5PLLlndXnk4
Link streaming: https://ingrv.es/thefottutissimi-chatgpt
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