Ho sempre reputato il talento di Ivan Graziani inarrivabile. Un’ironia graffiante, tematiche profondissime ordinate in cassetti puliti di qualsiasi retorica d’accatto e musica, musica eterea, irresponsabile, quasi blasfema per quanto popolare ed easy-listening riuscisse ad essere, non correndo mai il rischio di scadere nel banale. Ripeto, inarrivabile. Eppure è impossibile ascoltare “Sotto il cielo di Memphis”, il nuovo album di Michele Anelli, uscito il 4 luglio scorso per Delta Records & Promotion e non riconoscere che il livello raggiunto dal cantautore di Stresa lambisce quell’asticella posta ad un’altezza altissima dall’Ivan nazionale.
Disco inappuntabile dal punto della produzione, registrato tra il Fireplace (piccolo studio nel comasco) ed il Fame Studio Recordings (Muscle Shoals, Alabama) che si distingue dalle solite produzioni italiane proprio per sonorità curatissime e convincenti e delle chitarre registrate con rara attenzione. Un album di ben 15 tracce che ci portano a sonorità che spaziano dal tex-mex, all’indie italiano, al pop anni ’80, con una leggerezza ed un’accuratezza che sottolineano il carattere poliedrico del cantautore piemontese. Davvero fatico a trovare in Italia un disco migliore di questo da almeno 10 anni in qua. Una perla incastonata tra il nulla partorito dell’ultimo Sanremo e le hit estive “spaccaradio”. Alcune volte, per avere un futuro, bisogna guardarsi indietro. E forse è quello che fa oggi Michele Anelli, proprio come ha sempre fatto Ivan Graziani, successo, dopo successo, dopo successo.
Link per l’ascolto: https://deltapromotion.bandcamp.com/album/sotto-il-cielo-di-memphis
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