“Nomade digitale” di Gianluca Testa

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“Nomade digitale” di Gianluca Testa

Nelle sue “Lezioni Americane” Italo Calvino sosteneva che la leggerezza fosse un importante elemento artistico, che, oltre a caratterizzare l’indole delle nostre vite, avrebbe dovuto caratterizzare la produzione artistica di un autore. Si badi, una leggerezza “pensierosa”, opposta alla “frivolezza”, che invece “appesantisce” ogni cosa.

L’ultimo disco di Gianluca Testa sembra muoversi esattamente lungo le coordinate espresse in quella che è la più celebre tra le sue lezioni, pubblicate postume.

Gianluca è già conosciuto al pubblico grazie alla partecipazione a fiction (Rex, oppure Carabinieri) e film di produzione italiana e non. Il suo esordio cine-televisivo avviene nel 2008, ma non tutti sanno che l’attore è anche musicista, e da molto prima del suo esordio sullo schermo. Nel primi anni di questo nuovo, spesso terribile, secolo , l’autore realizza il suo primo disco, dal titolo L’inesprimibile sogno di Giada. Nel 2006 esce Le canzoni del mondo di Oz, e nel 2020, in pieno lockdown, Nomade digitale. Quest’opera, formata da 12 brani concepiti dall’autore a distanza di vari mesi, probabilmente risistemati nei mesi più bui dell’annus horribilis, ma ispirati a quel senso di libertà che tutta l’Italia ha perduto all’inizio dell’ultima, tremenda, primavera. Il disco ha ricevuto critiche positive da parte di varie testate di settore e non(Rockit, Rumore, il Manifesto).

Difficile definire il genere musicale che caratterizza queste tracce, che a mio avviso è assolutamente riduttivo ricondurre all’abusato “indie”. Qui c’è davvero di tutto: dalla ballad psichedelica di Day After , alla bossanova di Piedimonte, dalla gabbaniana Zu , al brit pop di Mondo buffo, dalla divagazione jazz di Cronopio, brano nel quale la voce dell’autore sembra dialogare con il contrappunto del clarinetto, alla distaccata e ironica Malinconia, brano nel quale un tema pianistico dal colorito circense introduce gli archi del ritornello, il contrappunto pizzicato ed una bellissima interpretazione vocale. “Melancolia, che facciamo stasera amica mia? tutte le feste le porti via” canta l’autore. Lontana anni luce dalla “Melanconia, musa gentile, la vita mia, consegno a te” come recita una poesia italiana dell’800, la scrittura dell’autore è interessantissima. Gianluca ha la capacità di essere intenso e distaccato, non sprofonda mai in quel pathos a volte abusato da alcuni cantautori italiani (contemporanei e non). L’album

Nomade digitale è il racconto di un viaggio, dal quale l’autore è tornato, e ora ripercorre tenendo per mano l’ascoltatore. Un disco per l’appunto “leggero”, più che “pensieroso” direi “ingegnoso”, esattamente come la sua musica, nella quale troviamo suoni di ogni spazio e tempo: l’esotico sitar di Day After, il synth anni 80 di Licenza bambino, la chitarra, il piano, il sassofono, il clarinetto; e come il suo songwriting, fatto di quotidianità e di giochi di parole. Nomade digitale è una perla preziosa, che brilla di originalità….

Buon ascolto! Speriamo di poter sentire al più presto dal vivo le tracce di questo album.

Link streaming album: https://open.spotify.com/album/07Tz1DC2BYr6DQqXSHXNVb

Link video clip di “Nomade digitale”: https://www.youtube.com/watch?v=xv0sds7yI8Q

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