“Adrift” è un disco liquido, sognante e indipendente. È una composizione fatta di libere associazioni e intuizioni oniriche. Tutti i nove brani sono nati e cresciuti naturalmente, con il loro carattere e la loro autonomia. L’album non pretende coerenze forzate o strutture rigide; al contrario, è l’acqua l’elemento sul quale le canzoni navigano, ognuno nella sua direzione, ma tutti ineluttabilmente insieme “alla deriva”.
“Adrift” è il vostro nuovo disco. Per iniziare, potreste raccontarci cosa simboleggia per voi questo titolo?
Adrift significa “alla deriva”, infatti ogni brano del disco ha una natura acquatica e indipendente al tempo stesso. Tutti i pezzi hanno una loro anima, e hanno preteso sin dal concepimento una totale libertà di esprimersi e di prendere una direzione che, a nostro parere, li ha portati inesorabilmente alla deriva.
Passando alla musica, “Adrift” presenta una combinazione di stili e suoni. Come avete scelto gli strumenti e gli arrangiamenti per ciascun brano?
Ogni brano ha trovato la sua dimensione nella nostra sala prove e in qualche modo ci ha indicato la sua identità. Alcuni brani erano abbastanza chiari altri sussurravano le loro intenzioni e hanno richiesto un ascolto attento e senza imbarazzo. Abbiamo osato sonorità che non avevamo mai sperimentato spesso per accondiscendenza verso le canzoni.
La vostra musica è descritta come “sognante” e “libera”. C’è un processo specifico che seguite per mantenere questa qualità nei vostri album?
La nostra attività di composizione è costante e irrazionale. Alcuni brani restano in gestazione per anni, altri in poche settimane sono bell’e fatte. Non mettiamo fretta alla nostra produzione. Semplicemente quando un numero sufficiente di brani sono maturi e hanno una loro omogeneità e consistenza, decidiamo di posare una nuova pietra miliare con un disco nuovo
Parlando di testi, come si integrano con la musica in “Adrift”?
Alcuni brani come Dream, Your Voice e Close to be a part nascono da testi. In questi casi normalmente canto improvvisando su un giro di basso o qualche accordo. Capita di registrare il cantato e che quella traccia resti la stessa anche nella versione finale del brano. Altri nascono invece da una linea melodica, un arrangiamento, qualche scena immaginata, una sensazione e le parole nascono un po’ alla volta. In questo caso normalmente il processo è po’ più lento e laborioso ma con buona possibilità di riuscita e con maggior solidità nei live
Avete un brano preferito in “Adrift”? Se sì, quale e perché?
All’inizio eravamo un po’ incerti se inserire Old blue back tra i brani del disco. Era un po’ troppo essenziale, si reggeva su poche note di piano e di basso, e non si esprimeva a pieno. La fase di arrangiamento e la scelta degli strumenti, che è avvenuta dopo la registrazione è stata decisiva e l’ha reso uno dei brani più convincenti e autentici del disco tanto che l’abbiamo scelto come primo singolo.
Potete darci un’anteprima di cosa possiamo aspettarci dalla setlist del tour?
Abbiamo una dozzina di brani dei dischi precedenti che sono diventati, negli anni, l’ossatura dei nostri live e per i prossimi concerti abbiamo già individuato una scaletta che fonde perfettamente i vecchi brani con le canzoni del nuovo disco.
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