Intervista a The Things We Hide

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Intervista a The Things We Hide

È uscito “Zero”, il nuovo singolo del progetto The Things We Hide, ormai definito più propriamente un “collettivo musicale” perché vede la collaborazione di diversi artisti e tecnici…

Spotify: https://open.spotify.com/intl-it/track/65Geqn9f800MaPF7spf3Qf

“Zero”. Cosa avete cercato di trasmettere con questa canzone?

Tutta la purezza e l’innocenza di una giovane donna innamorata, che parla a cuore aperto, che ha e dà fiducia, che decide di non avere più paura; la voce di Anna offre un corpo umano a questa idea toccante, semplice come qualunque altra canzone d’amore – eppure avvolta da un velo impalpabile, da una distanza sottile che solo il cuore dell’altro, con la sua accettazione, può definitivamente colmare.

Quali sono le cose che scatenano la tua creatività?

L’esperienza umana, con il suo reticolo di contraddizioni, irrisolti e cambiamenti caotici.

La più bella esperienza legata al tuo mondo musicale… Un ricordo incancellabile…

Di recente, Marco e Jacopo sono riusciti a far ascoltare a un noto critico e musicista americano, a New York, una versione acustica di “Broken arrow” (brano del repertorio live della band); la persona in questione ha speso parole di elogio per il brano in sé e per la parte vocale, cosa che ci ha fatto un immenso piacere.

Ci parli del tuo metodo di lavoro riguardo la scrittura della song?

“Zero” è arrivata in maniera semplice; strutturalmente è un pezzo parecchio “quadrato”, costruito a blocchi e con un refrain dolce e orecchiabile (che però non è l’unico perno della canzone: anche la strofa ha un ruolo di raccordo e “ritorna”, con la sua progressione di accordi, ad accompagnare l’assolo di chitarra di Marco); volevamo una linea vocale ampia e ariosa, con tanto spazio per i cori di Jacopo e Sofia e che, naturalmente, permettesse ad Anna di esprimere al meglio il suo potenziale.
Ivano e Riccardo, rispettivamente al basso e alla batteria, hanno poi saputo dare la giusta spinta ritmica che il mastering di Cristiano Sacchi ha, infine, valorizzato come sempre.

Quanto è importante trasmettere vulnerabilità e debolezze e fragilità con la musica?

Per noi è fondamentale; l’intero concept dietro alla nostra musica nasce da questo.

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