Cristina Bonan – “Il peso dell’amore”: la solitudine dopo una fine

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Cristina Bonan – “Il peso dell’amore”: la solitudine dopo una fine

Con “Il peso dell’amore”, Cristina Bonan racconta il vuoto che resta alla fine di una relazione. Tra nostalgia, smarrimento e bisogno di ricominciare, il brano restituisce l’intimità dei piccoli gesti che diventano ricordi indelebili. Al centro della sua musica ci sono emozioni autentiche e una famiglia che è anche band: i fratelli con cui condivide palco, sogni e percorsi artistici. In questa intervista ci parla di tutto questo — e del difficile equilibrio tra il suo progetto personale e quello collettivo.

Il tuo percorso musicale è iniziato presto: quanto ha contato la famiglia nella tua crescita artistica?
Fin da piccola ho avuto la fortuna di poter contare sulla mia famiglia nel mio percorso di crescita musicale e artistica, non solo da un punto di vista emotivo ma anche pratico. È grazie a mia mamma che mi sono avvicinata alla musica, iniziando con lo studio del pianoforte. Mio papà, invece, mi ha convinta a prendere le mie prime lezioni di canto, facendomi scoprire un altro lato della musica che col tempo è diventato parte di me. E poi ci sono i miei due fratelli e le mie due sorelle, Valerio, Michela, Gabriele ed Erika, che condividono con me palco, prove, idee e sogni. Sono veramente grata di avere intorno persone che mi sostengono, e non lo do mai per scontato.

Suonare in band con i tuoi fratelli ha influenzato il tuo modo di vivere la musica?
Sì, tantissimo, suonare con i miei fratelli è un’esperienza unica, sicuramente al di fuori dal comune, ma sempre incredibilmente vera. La confidenza che c’è tra di noi ci permette di essere sinceri l’uno con l’altro, anche quando si tratta di critiche o suggerimenti: nessuno ha paura di dire come la pensa, e questo è fondamentale per permetterci di crescere da tutti i punti di vista. Suonare con loro mi ha insegnato a essere più aperta, più disposta ad ascoltare, ma anche più determinata.

Come riesci a conciliare il tuo progetto personale con quello di gruppo?
A volte è complicato, perché entrambe le cose richiedono tempo, energia e anche scelte difficili. Ad esempio, capita che debba decidere se condividere un inedito con la band oppure tenerlo per me, e lì entrano in gioco tanti fattori emotivi. Il supporto dei miei fratelli è per me fondamentale, e ho sempre paura di fare qualcosa che possa metterlo a rischio. Cerco sempre di trovare un equilibrio, facendo in modo che entrambi i percorsi crescano insieme, senza che uno escluda l’altro; è un cammino delicato, ma pieno di valore.

C’è un momento condiviso con loro che porterai sempre con te?
Ce ne sono davvero tanti, e parlo soprattutto dei concerti. Ogni concerto fatto insieme è un ricordo speciale, ma ci sono anche momenti più semplici che mi restano dentro: le prove a casa, le risate durante gli spostamenti, l’emozione prima di salire sul palco. Uno dei ricordi più belli è forse il nostro ultimo live del tour estivo 2024, in piazza ad Asiago: dopo un’estate piena di concerti e sacrifici, ci siamo ritrovati a suonare di fronte a moltissime persone e ci siamo resi conto che stavamo facendo davvero qualcosa che ci rendeva felici. La musica ci unisce ogni giorno, sia sul palco che dietro le quinte, in particolare sono quei piccoli momenti, lontani dal pubblico, a costruire il legame più forte.

Quale brano non tuo descrive meglio il tuo stato d’animo in questo periodo?
In questo momento dell’anno, in cui ho appena concluso un periodo impegnativo con gli esami universitari e con l’inizio della stagione dei concerti, mi sento un po’ sospesa, un po’ legata al passato ma vogliosa di cominciare questo nuovo capitolo. È una fase di transizione, in cui provo entusiasmo ma anche confusione, come se fossi a un bivio senza sapere bene in che direzione andare. Un brano che, secondo me, rappresenta bene questo stato d’animo è “Photograph” di Ed Sheeran, una canzone che parla dei ricordi e di come le fotografie possano aiutare a imprimere momenti ed emozioni del passato, ma anche momenti e ricordi che ancora devono costruirsi.

 

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